Two empty chairs
The picture – a table, two empty chairs… evocation of an absence, of a void calling out to be filled. Isn’t music also telling us about that void, about the dignity with which left-over objects can still talk to us? Objets inanimés… Music leads us to the truth, it can reach deep inside of us where mere information cannot, it can redeem us from the absence and the emptiness.
This curse of a pandemic, which emptied the streets and piazze of Venice, also became – thanks to the music – a trigger to make us ponder what presence and absence are worth.
Here are two musicians, using written and improvised music to try to reach an inner landscape, to recover some meaning… so that emptiness can be more than just an absence of content
Le due sedie vuote
La foto di un tavolo con due sedie vuote richiama un’assenza, un vuoto da riempire. Non è forse anche la musica a parlarci di questo vuoto e della dignità con cui le cose abbandonate dinanzi a noi ci sanno parlare? Ci offre degli indizi di verità la musica, ci tocca lì dove la parola “informativa” non sa giungere, ci sa risarcire dell’assenza, del vuoto.
Così la maledizione della pandemia, che ha svuotato con il suo contagio le calli ed i campi di Venezia, è diventata, anche grazie alla musica, un detonatore di potenzialità, una riflessione sul valore della presenza e dell’assenza.
Ecco due musicisti, che attraverso la nota scritta e la nota improvvisata cercano di abitare e frequentare un paesaggio interiore, di richiamare un senso, perché il vuoto non sia solo assenza di contenuti.